I miracoli di Gesù

(053)

La resurrezione del figlio della vedova di Naim (189.2 - 189.3)

(Giungendo a Naim da Endor, Gesù e gli apostoli si imbattono in un funerale...)

Gesù, il cui occhio è di una dolcezza intollerabile tanto è profonda, si dirige verso la barella.
La madre, che singhiozza più forte perchè il corteo sta per torcere verso il sepolcro già aperto, lo scansa con violenza vedendo Gesù che fa per toccare la bara. Nel suo delirio chissà cosa teme. Urla: "E' mio!" e con occhi folli guarda Gesù.
"Lo so, madre. E' tuo."
"E' il mio unico figlio! Perchè a lui la morte, a lui che era buono e caro, la gioia di me, vedova? Perchè?".
La folla delle piangenti aumenta il suo pagato pianto per far coro alla madre che continua: "Perchè lui e non io? Non è giusto che chi ha generato veda perire il suo seme. Il seme deve vivere perchè altrimenti, perchè altrimenti a che serve che queste viscere si squarcino per dare alla luce un uomo?" e si percuote il ventre, feroce e disperata.
"Non fare così! Non piangere, madre." Gesù le prende le mani in una stretta potente e le tiene con la sua sinistra mentre con la destra tocca la bara dicendo ai portatori: "Fermatevi e posate a terra la barella."
I portatori ubbidiscono abbassando il lettuccio che resta appoggiato sui suoi quattro piedi al suolo.
Gesù afferra il lenzuolo che copre il morto e lo getta indietro scoprendo la salma. La madre grida il suoi dolore con il nome del figlio, credo: "Daniele!"
Gesù, sempre tenendo le mani materne nella sua, si raddrizza, imponente nel suo fulgore di sguardi, col suo viso dei miracoli più potenti, e abbassando la destra ordina, con tutta la forza della sua voce: "Giovinetto! Io te lo dico: sorgi!"
Il morto, così com'è, fra le fasce, si leva a sedere sulla barella e chiama: "Mamma!" La chiama con la voce balbettante e spaurita di un piccolo terrorizzato.
"E' tuo, donna. Io te lo rendo in nome di Dio. Aiutalo a liberarsi dal sudario. E siate felici."
E Gesù fa per ritirarsi. Ma si! La folla lo inchioda alla bara su cui si è rovesciata la madre che annaspa fra le bende per fare presto, presto, presto, mentre il lamento infantile, implorante, si ripete: "Mamma! Mamma!"
Il sudario è slegato, slegate le bende, e madre e figlio si possono abbracciare, e lo fanno senza tenere conto dei balsami che appiccicano, e che poi la madre leva dal caro viso, dalle care mani, con le stesse bende, e poi, non avendo con che rivestirlo, la madre si leva il mantello e ve lo avvolge, e tutto serve ad accarezzarlo...